Una frattura totale con la concezione di arte, non soltanto quella usuale nel passato ma anche quella dell’età moderna, si verifica intorno al 1965 con la conceptual art (“arte concettuale”).
Finora, qualunque fosse lo strumento formale cui si faceva ricorso, l’arte è stata considerata come espressione di idee sacre, di idee politiche o sociali, della razionalità umana o dei sentimenti individuali. Solo l’arte visuale cinetica, programmata si dava per se stessa indipendentemente dai contenuti.
L’arte concettuale nega invece ogni possibilità di comunicazione. Ciò che interessa è il “concetto”, l’idea che ha l’artista, non la realizzazione. Questa può anche mancare o essere affidata ad altri che la realizzeranno seguendo una semplice traccia.
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Quando Duchamp assume ad opera d’arte l’oggetto comune, la Ruota di bicicletta o addirittura l’orinatoio (Fontana), compie un operazione rivoluzionaria, ma in funzione polemica: esse pur opponendosi a tutte le opere d’arte precedenti, esprimono dei contenuti, legati alla vita quotidiana, senza distinzione fra vita intellettuale e vita materiale.
L’arte concettuale, pur facendo riferimento a Duchamp, ha dei contenuti ma non ritiene fondamentale esprimerli. I titoli stessi perciò sono spesso tali da nascondere il significato o da descrivere soltanto ciò che si vede: tornando agli esempi di Duchamp, sarebbe come dire che la ruota di bicicletta è una ruota di bicicletta e che l’orinatoio è un orinatoio.
(…) sembra la contestazione che l’opera d’arte ha cessato la sua funzione nella società. Un tempo veicolo per la trasmissione e la propagazione di idee, oppure per l’eternizzazione di ciò che è transitorio (il ritratto per esempio), oggi che gli stessi risultati si possono ottenere con molta maggior efficacia e velocità con altri mezzi (stampa, radio, televisione, etc), l’opera d’arte sembra non aver più alcuna utilità: gli artisti visuali e cinetici definiscono spesso le loro opere come “inutili”, ossia divertimenti intelligenti.
Molti si chiedono perciò se l’arte – almeno come l’abbiamo concepita finora – non si avvii a morte o non sia già morta.
Tratto da: “L’arte italiana” di Pietro Adorno – edizione 1987